PATH INSIDE / CHE MACCHINA ! PIO MANZU' E I 50 ANNI DELLA FIAT 127

ITALIANO. Che macchina ! Pio Manzu' e i 50 anni della FIAT 127.
“Che macchina ! Pio Manzù e i 50 anni della FIAT 127” è il titolo di una nuova mostra organizzata da Giacomo Manzoni in collaborazione con il MAUTO Museo dell’Automobile di Torino, per accendere i riflettori sul talento del designer bergamasco in occasione delle celebrazioni per il primo mezzo secolo trascorso dalla nascita della “sua” automobile più famosa: la FIAT 127, appunto, presentata nel 1971.
Pio Manzoni, papà di Giacomo e soprannominato Manzù, in realtà la 127 non ebbe mai modo di vederla finita, giacché ne venne incaricato del progetto ma scomparve nel 1969 in un incidente stradale alle porte di Torino, uscendo di strada per un colpo di sonno all’altezza di Brandizzo.
Per anni il sottoscritto ha percorso quel tratto di strada pensando proprio a quell’incidente, anche in ragione del curioso contrappasso per cui oggi in prossimità di Brandizzo sarebbe molto difficile essere sorpresi da un colpo di sonno, essendo divenuto un punto trafficatissimo da quando la cittadina è stata scelta da Amazon per l’apertura di una propria sede, da cui si dipartono ogni giorno mezzi di trasporto come api da un alveare che cade a terra andando in frantumi. Non molto lontano da Brandizzo si trova l’aeroporto Sandro Pertini di Caselle, nella cui direzione 30 anni dopo un incidente stradale segnò l’ultimo giorno di Arnaldo Pocher, che curiosamente della FIAT 127 fu padre del modello promozionale ufficiale.

Le auto costruite a Torino sono da sempre le mie preferite e dei promozionali dedicati ho raccolto una delle collezioni più complete: Manzù e Pocher sono cognomi a me cari da tempo, così è bastato un breve saluto telefonico con l’organizzatore Giacomo Manzoni, figlio di Pio, per sentirmi come se fossimo in sintonia da sempre e immediatamente tuffarmi al seguito di questa iniziativa.
La mostra, in programma al MAUTO dal 17 Giugno al 5 Settembre, è stata inaugurata da una parata di sole FIAT 127 prima serie nella Città di Torino nella giornata di Sabato 12 Giugno: in tale occasione ho raccolto questa intervista all’organizzatore, che ricorda e ci presenta la talentuosa avanguardia portata dal padre nel mondo del design.

Omar Ruzza: Partiamo dalla Regina di questo evento: la FIAT 127. Auto dell’anno 1972, in listino per oltre 15 anni, mamma del concetto stesso di berlina due volumi, linea modernissima e ancora oggi fresca, motore brillante ed inarrestabile. Qual’è l’ingrediente non troppo segreto di questo successo clamoroso ?
Giacomo Manzoni: Credo che il segreto del successo così “ longevo” della Fiat 127 sia dovuto al fatto che fu un progetto già avanti nel tempo! La semplicità e la pulizia delle linee determinarono il successo della vettura.

Una grande festa per il cinquantenario: quali sono i modelli selezionati per l’esposizione al MAUTO e quali sono le loro peculiarità?
Per il 50° della 127 abbiamo scelto la prima serie, quella disegnata da mio padre essendo la prima.

Un successo anche la parata inaugurale fra le strade di Torino, con oltre 30 equipaggi provenienti anche dall’estero, tutti a bordo di FIAT 127 prima serie: da dove arrivava quello che ha percorso più strada per raggiungere Torino?
Gli equipaggi erano 40 provenienti per la maggior parte dal Nord Italia, con alcune eccezioni (Abruzzo) e Praga. Particolare curioso da Praga sono arrivati marito e moglie con due 127 blu con al seguito il cognato con un 127 Fiorino per l’assistenza.

In parata ed in mostra anche la tua FIAT 127 personale: da quando la custodisci ? Raccontaci qualcosa della tua 127 privata.
La mia 127 fu acquistata da me nel 1999, in occasione di una delle prime campagne di rottamazione, è blu come quella che Gianni Agnelli regalò a mia madre nel 1971. La vettura aveva 66.000 km, oggi dopo 22 anni ne ha percorsi altrettanti. Sempre curata ancora oggi è in ottimo stato.

Per comprendere la ventata di modernità proposta da tuo papà in FIAT parliamo degli anni che ne furono anticamera: l’esperienza con la Autonova.

Il progetto Autonova con Autonova GT e FAM fu un progetto di grande importanza. L’Autonova GT era una coupè che si rifaceva ai dragster americani, oggi è conservata nel Museo Audi di Ingolstadt, mentre l’Autonova FAM fu la prima concezione di monovolume, poi declinata nel City Taxi di FIAT. L’Autonova FAM è conservata nel Museo di Arte Moderna di Monaco di Baviera nel dipartimento di design.

Marcello Gandini e Pio Manzù erano entrambi molto giovani quando negli anni ’60 ottennero fiducia per progetti automobilistici ed entrambi si distinsero come portatori di modernità ma dovettero prima vincere alcuni scetticismi conservatori. Cosa fu a permettere a tuo papà di superare questo scoglio verso una piena fiducia in età ancora molto giovane?
Credo che “committenze intelligenti” (Gianni Agnelli e Dante Giacosa) per la 127, (Ferruccio Lamborghini) per la Miura permisero a giovani designer come Pio Manzù e Marcello Gandini di poter esprimere il loro estro, rivoluzionando il design delle automobili.

La FIAT 127 è al tempo stesso “semplicemente un’utilitaria” e “un capolavoro”: il tempo ha spostato i pesi di valutazione mettendo maggiormente in luce la sua genialità. Quale ritieni sia stato l’elemento di maggiore modernità e quale invece l’anello debole del prodotto?
La modernità della 127 sta nel fatto che era una vettura “tutto avanti” trazione e motore anteriore unito ad una semplicità e pulizia di linee che ne determinò il successo. Il punto debole erano le giunture saldate che arrugginivano.

Sotto il cofano diverse motorizzazioni ma la più iconica resta il monoalbero aste e bilancieri, la cui elasticità è davvero impressionante. La FIAT 127 e la Autobianchi A112, che aveva la stessa meccanica, hanno un tiro con le marce basse che resta ben impresso a chi le ha guidate. Quanto usi le tue 127 e come ti diverte maggiormente guidarle ?
Il motore 903cc è stato il capostipite di una serie di motori eccezionali E’ altresì vero che la Fiat 127 pesava circa 700 kg quindi il motore da 48 cv faceva la sua bella figura e raggiungeva i 144 km orari. Io la utilizzo prevalentemente in montagna.

Resta celebre l’affermazione di tuo papà secondo cui l’automobile era da intendersi in fase di progettazione con un semplice oggetto qualsiasi: è questo suo punto di vista distaccato, innovativo e leggero ad aver rappresentato la sua cifra distintiva?
Mio padre aveva imparato uno stile, tipico della scuola di Ulm, dove qualsiasi oggetto di design, e per oggetto si intendevano anche le automobili, doveva avere la caratteristica di semplicità e fruibilità.

Tuo papà è mancato quando era ancora molto giovane e trovo al tempo stesso dolce nei suoi confronti vedere come in fondo tutte le sue creazioni siano contraddistinte da un design giovane e fresco, come se tutto fosse rimasto giovane con lui. Qual è l’oggetto disegnato da tuo papà a cui sei maggiormente affezionato?
L’oggetto a cui sono maggiormente affezionato è la Fiat 127, perché è l’unico “oggetto fruibile”, un oggetto che trasmette emozioni. Gli altri oggetti, il Cronotime, la Parentesi, il portaoggetti da scrivania suscitano altre emozioni.

Un ricordo personale di tuo papà che vorresti condividere con i lettori di Auto d’Epoca?
I ricordi di mio padre sono flebili, io avevo 4 anni e lui viveva a Torino dal lunedì al venerdì, quindi lo vedevamo nel week-end. Il ricordo più vivo è quando tornava il venerdì tardo pomeriggio, sentivo il rombo della sua Fiat Dino Spyder che affrontava i tornanti di San Vigilio per arrivare a casa.

Oggi presiedi la Fondazione che porta il cognome di famiglia: quali sono le finalità e i progetti a breve termine del vostro team?
La Fondazione Manzoni arte e design si occupa di valorizzare e diffondere l’opera di Pio Manzù. Abbiamo stipulato accordi con scuole ( Liceo Artistico Giacomo e Pio Manzù di Bergamo) e con L’Università di Architettura, facoltà di design di Firenze. Stiamo pubblicando il secondo volume della collana dei designers, sulla figura di Rodolfo Bonetto e pubblicheremo gli atti del Convegno svolto al Kilometro rosso di Bergamo in occasione delle celebrazioni per gli 80° anni dalla nascita e i 50° dalla scomparsa. Il team della Fondazione è composto da Giacomo Manzoni in qualità di Presidente, da Clelia de Cunto assistente di direzione, Eugenio Guglielmi direttore scientifico e Luigi Angelini responsabile della comunicazione e delle relazioni istituzionali.